Enrico il birraio racconta come è nata la nostra weisse
Che estati fantastiche quelle passate in vacanza da giugno a settembre. In quei tre mesi ci dimenticavamo il suono della campanella e, per dei sedicenni senza una lira in tasca, questo non aveva prezzo. Passavamo le serate tra amici in un campetto da calcio poco lontano da casa. Tra una chiacchiera e l’altra davamo due calci al pallone, aspettavamo altri amici, già all’epoca una birretta tirava l’altra e l’estate volava in compagnia, in balotta, come diciamo a Bologna. Era il settembre 1998, dilagavano i Prozac+ e gli Smashing Pumpkins. I più “cattivi” ascoltavano Mechanical Animals di Marilyn Manson. Da quel campetto volevamo spaccare il mondo ma un contrattempo ha cambiato i piani.
Era una serata umida e calda, la scuola stava per iniziare e le campanelle avrebbero ricominciato a scandire le nostre ansie. Stanchi di birra da supermercato, anonima e senza sapore, volevamo acquistare una birra diversa e la nostra attenzione si orientò sulla bottiglia con il frate sull’etichetta. Ricordo le aspettative generate da quei 50 centesimi in più a bottiglia e lo stupore misto delusione nel vederla così torbida. Vez è andata a male?!
Non era scaduta anzi, quel profumo di banana matura ci fece investire altri 50 centesimi in più, per più volte nella stessa sera.
Dieci anni dopo, nel 2008, il birrificio Vecchia Orsa muoveva i primi passi e i clienti chiedevano una birra diversa dalla solita lager industriale, una sorellina per l’Utopia. Ogni volta tornavo inevitabilmente a quel campetto umido su cui tre adolescenti lessero per la prima volta l’etichetta di una birra. Secondo gli antichi romani l’ozio era il padre della virtù e infatti, senza saperlo, quel lontano settembre nasceva l’idea per la nostra seconda birra, l’Incipit.
L’Incipit, i primi passi dell’impresa sociale
Oggi l’Incipit è la stessa del 2008. Si tratta di una birra tra le meno modificate rispetto le prime produzioni. Una buona percentuale di malto di frumento le conferisce una schiuma bianca e persistente, il colore è giallo paglierino e il caratteristico lievito da weisse dà un sapore agrodolce che ricorda, all’olfatto, la banana e i chiodi di garofano. L’Incipit è la birra giusta per approcciarsi a nuovi stili di birra e nuovi sentori. Nell’etichetta compare il casolare “Orsetta Vecchia” dove tutto ebbe inizio perché con questa weisse il birrificio mosse i primi passi verso una produzione diversificata e inclusiva.
Vecchia Orsa è un progetto sociale di Arca di Noè; i colleghi con disabilità assunti nello staff imbottigliano, etichettano e valorizzano ogni prodotto Vecchia Orsa. Il lavoro è anche un’opportunità di autonomia, realizzazione e partecipazione alla vita sociale dentro e fuori il birrificio.
Illustrazione di Andrea Niccolai
Articolo a cura di Michele Cattani tratto dalla storia vera di Enrico Govoni